Sotto Il Suo Gioco

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Le luci erano soffuse, il profumo di cuoio e cera d’api aleggiava nella stanza, mescolandosi all’aroma del suo profumo, intenso e raffinato. Lui era in ginocchio, gli occhi bassi, il respiro controllato. Il pavimento di legno lucido rifletteva appena la luce fioca delle candele, e il suono ritmico dei suoi tacchi risuonava nello spazio come un metronomo ipnotico.

Lei avanzava con grazia, con una sicurezza che non aveva bisogno di parole. Indossava un abito aderente di seta nera che scivolava lungo le sue forme con la stessa naturalezza con cui dominava il momento. In una mano teneva un sottile frustino di pelle, che faceva girare lentamente tra le dita, come un direttore d’orchestra in attesa di dare il via alla sua sinfonia.

“Guarda me,” ordinò con un filo di voce, e lui obbedì senza esitazione. Il suo sguardo si sollevò con deferenza, incontrando il suo, e in quell’istante sentì il cuore accelerare. Lei lo scrutava con occhi scintillanti, giocando con il silenzio prima di regalargli il prossimo comando.

“Stasera voglio che tu sia perfetto.”

La promessa era nelle sue parole, nella delicatezza del modo in cui lasciava scorrere la punta del frustino lungo il suo petto nudo, sfiorandogli la pelle con un tocco leggero, quasi ipnotico. Lui sapeva che ogni suo gesto era calcolato, una danza in cui la tensione cresceva come una fiamma, lenta ma inesorabile.

Si avvicinò ancora, sfiorandogli il mento con un dito guantato. “Mostrami che sai stare al tuo posto.”

Lui inclinò il capo, lasciandosi guidare dalla sua voce. Il piacere del gioco non stava soltanto nei gesti, ma in tutto ciò che li precedeva: l’attesa, il desiderio, la consapevolezza che ogni secondo trascorso sotto il suo sguardo era un dono prezioso.

Lei si sedette sul grande divano di velluto scuro e accavallò le gambe con un’eleganza studiata. Il frustino continuava a danzare tra le sue mani, battendo piano sul bracciolo come se fosse una melodia appena accennata. Lui rimase immobile, il respiro appena percettibile, sentendo il calore del momento scivolare sulla pelle come una carezza invisibile.

“Vieni qui.”

La voce era dolce, ma la richiesta era un comando. Lui si mosse con fluidità, avvicinandosi fino a sfiorare il bordo della sua veste. Lei lo accolse con un sorriso enigmatico, la mano che scivolava lungo la sua nuca in una carezza leggera, quasi un premio per la sua dedizione.

Il tempo sembrava fermarsi. Ogni movimento era misurato, ogni respiro carico di attesa. Lui chiuse gli occhi per un istante, lasciandosi avvolgere dal suono della sua voce, dalla delicatezza del suo tocco che lo avvolgeva come seta. Era una danza, un gioco raffinato di equilibrio tra controllo e abbandono, tra desiderio e disciplina.

Lei si chinò appena, sussurrandogli all’orecchio. “Sei e sarai sempre mio.”

Lui annuì, il cuore in tumulto, sapendo che non avrebbe voluto essere in nessun altro posto al mondo se non sotto di lei.

La notte era appena iniziata.

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